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THE GLORIA STORY – Rock in Skövde

The Gloria Story THRASHED LOGO copy

Una delle cose più belle dei social network è la possibilità di scoprire musica in maniera quasi casuale, semplicemente perché qualcuno ha condiviso un video o un brano. È il caso di questi The Gloria Story, proviniente dalla cittadina svedese di Skövde e assurti in fretta al rango di apprezzata cult band.

LA MUSICA
A partire dal singolo Oh No (platino in patria) e dal disco di debutto Shades Of White (2011) i Gloria Story hanno subito reso chiare le proprie influenze, con un party rock settantiano palesemente influenzato da KISS e Thin Lizzy. Il primo album, in particolare, sembra volersi piazzare in un possibile punto di incrocio fra i percorsi delle due band, e si tratta di un lavoro sicuramente valido, con buoni brani come la lynottiana Valentino o la festante When Hearts Cease To Boom. Il disco non sembra però riuscire a catturare al meglio la carica della band, suonando un po’ leccato e con il freno a mano decisamente tirato. Il vero salto di qualità avviene con il secondo album Born To Lose (2013), dove la band riesce ad amalgamare al meglio il proprio songwriting creando un sound più personale e aggiungendo una forte iniezione di garage rock, a rendere il tutto più carico e vibrante. Anche la produzione aiuta e, grazie ad un sound energico e vibrante, contribuisce ad un risultato eccellente, per uno dei migliori album rock dell’ultimo periodo: brani come la titletrack, l’omaggio ai KISS di Live Your Life In Shame, la sinuosa Sex Is In The House e la ruffiana Borderline sono sicuramente delle ottime frecce all’arco della band!

LE PAROLE
Tocca al cantante e chitarrista Filip Rapp presentarci il gruppo…
“La nostra passione è l’hard rock degli anni ´70, in particolare band come KISS e Thin Lizzy, ma anche Ac/Dc, Aerosmith ed altri ancora. Abbiamo formato questa band cinque anni fa con l’intenzione di fare la musica con cui siamo cresciuti; volevamo fare qualcosa che fosse vero e onesto nei confronti di noi stessi. Siamo anche tutti maniaci degli show spettacolari ad alta energia, quindi per noi la parte scenica conta quanto quella musicale. È questo che ti puoi aspettare ad un nostro concerto: cerchiamo sempre di mettere in piedi uno show coinvolgente e di non farci fermare da nulla, quando si tratta di far divertire il nostro pubblico! Siamo anche una band di buono spirito: al momento c’è una grande ondata di gruppo che fanno un rock settantiano, ma la maggior parte di loro, come i Rival Sons e i Ghost, si concentra sul lato più duro e oscuro di quella musica. Noi cerchiamo invece di puntare sull’aspetto festaiolo, sul divertimento. Vogliamo che i nostri concerti e i nostri album abbiano un anima giocosa.”
Cosa vuol dire essere una rock band in Skövde? Non stiamo parlando esattamente di una metropoli!
“Guarda, in realtà è un’ottima cosa, per una band svedese. Certo, abbiamo fatto tour in Europa, ma il nostro centro di attività è la Svezia. E Skövde è in una posizione ideale! Siamo a tre ore da Stoccolma, quattro ore da Malmö, due da Gotemburgo… è una posizione ideale, per una band come la nostra. E, al giorno d’oggi, tutti i contatti li tieni via email, via internet: non hai proprio bisogno di vivere in una grande città.”
The Gloria Story
Prima hai citato le vostre influenze. Penso che si possa dire senza problemi che il primo disco si possa descrivere come “i Thin Lizzy incontrano i Kiss”. Col secondo album, invece, avete sviluppato un sound più personale e particolare, pur mantenendo le vostre influenze. Concordi?
“Direi proprio di sì. Sai, il debutto è stato prodotto da Boba Lindström degli Hellacopters; continuo ad apprezzarlo, ma il fatto è che quel disco rappresentava più la sua idea di come dovessimo suonare che non la nostra. Abbiamo ricevuto ottime recensioni e l’album ha avuto un discreto successo, ma la gente che ci veniva a vedere ai concerti continuava a dirci: «Hey, ma siete molto meglio dal vivo!» Ed effettivamente è così: siamo decisamente più duri e aggressivi che in quel disco. Il secondo lavoro è molto più vicino al nostro spirito live: non penso, in realtà, che il nostro stile di scrittura sia cambiato più di tanto fra un album e l’altro, ma sicuramente il sound è molto più ruvido ed energico.”
Vi piace usare i cliché del rock, basti pensare ad un titolo come Born To Lose, o al vostro logo così anni ’70. Non avete paura di mettervi da soli in trappola?
“(Ride, nda) Eh, forse! Il fatto è che mi sono sempre detto: se dobbiamo copiare da qualcuno, copiamo dal meglio! E non posso negare che il nostro sound, il nostro logo, la nostra immagine rispondano a criteri ben precisi. Penso che al giorno d’oggi sia davvero importante mostrare in maniera chiara la propria identità: è importante fare capire chi sei e da dove vieni, e noi non nascondiamo il fatto di essere stati influenzati da determinate band. È importante per noi rendere tutto chiaro. Un nostro ottimo amico, Nicke Andersson degli Hellacopters la pensa come noi e non ha mai paura di dire: «Beh, sono un musicista rock, ma prima di tutto sono un fan dei KISS!» (risate, nda) Direi che la cosa vale anche per noi: qualunque sia il nostro obiettivo, non possiamo nascondere la verità su di noi, anche se è chiaro che cerchiamo comunque di fare la nostra musica. Però non hai tutti i torti: potrebbe essere un limite… con la nostra immagine, la gente si aspetta un certo tipo di sound e diventerebbe difficile fare altro. Cosa che, sia chiaro, al momento non ci interessa proprio fare”.

Avete fatto uscire da poco un video davvero fantastico di tributo ai KISS. Come vi è venuta questa idea?
“Tutto nasce dalla canzone. Avevamo scritto la musica, ma non riuscivamo a trovare un testo che fosse adatto. Quasi per scherzo ho iniziato a mettere in fila alcuni titoli di canzoni dei KISS e ci siamo resi conto che funzionavano: di colpo ci siamo ritrovati con una sorta di brano su un fan che andava a vedere un loro concerto negli anni ´70. Abbiamo avuto un’illuminazione e con i KISS a celebrare il loro quarantesimo anniversario ci è piaciuta l’idea di rendere loro omaggio. Prima o poi avremmo dovuto fare un tributo dedicato a loro, dato che sono i miei eroi più grandi, e, visto che c’era l’occasione, anche per via dell’ingresso nella Hall Of Fame, ci siamo resi conto che era il momento giusto per farlo. E sono davvero soddisfatto del risultato: molte altre band avrebbero fatto una cover, noi abbiamo preferito usare un pezzo nostro!”
Sei l’unico membro della band ad apparire nel video. Non è strano?
“Vero! Sai, sto per rilevarti un grosso segreto: fino a questo momento, come saprai, abbiamo avuto due voci soliste, la mia e quella di Joan. Abbiamo deciso che, a partire dal prossimo disco, Joan si occuperà solo della chitarra solista e io sarò l’unica voce: questo video è servito anche per presentare me come frontman definitivo del gruppo; per questo abbiamo scelto di fare così. Gli altri ragazzi sono rimasti un po’ sorpresi all’inizio, quando abbiamo proposto la cosa, ma anche loro sono d’accordo nel ritenerla una buona idea.”
Sulla vostra pagina Facebook avete promesso un annuncio importante relativo al tour…
“Certo, te lo anticipo basta che non pubblichi nulla prima di domani (il 25 luglio, nda): saremo di supporto ai Bullet nel tour del prossimo autunno. Penso che sia un’ottima accoppiata: anche loro sono molto anni ’70, ma sono più simili agli Ac/Dc. Penso che sarà un gran bel tour!”
Prima hai accennato al prossimo disco: ci state già lavorando?
“Sì, è questo il motivo per cui non siamo particolarmente attivi dal vivo, questa estate. Di solito è uno dei periodi in cui suoniamo di più. Il fatto è che abbiamo fatto già più di cinquanta concerti a supporto di Born To Lose, ed è il momento di fare il prossimo passo: al momento siamo nella fase dei demo, abbiamo venticinque pezzi e, se tutto va bene, 10/12 di questi saranno sull’album. Il programma è di fare uscire un singolo a novembre, in occasione del tour, e l’album fra gennaio e febbraio. L’impressione che ho al momento è che il disco sarà meno punkeggiante – in Born To Lose si sentiva l’influenza dei Ramones – e più rock’n’roll. Ma è ancora presto per potere dire qualcosa di definitivo al riguardo.”
Prima hai citato gli Hellacopters… per volti versi la Svezia è la patria del rock’n’roll dell’ultima generazione. C’è qualche band nuova o non troppo conosciuta che apprezzi e che ti senti di consigliarci?
“Certo! Apprezzo molte band nuove! Consiglio assolutamente i Close Quarters, ad esempio. Mi piacciono molto anche i Märvel, da Linköping: hanno molti punti in contatto con il nostro stile, e sono proprio spettacolari. Infine i Siphon Fuel da Gotemburgo: ricordano vagamente i primi Accept e sono davvero bravi!”
Grazie per i consigli! Stargazer avrà delle nuove stelle da esplorare!