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SAXON + Mikkey Dee and Phil Campbell (MOTÖRHEAD)

Klippan (Svezia) – Ljungbyhed Raceway – 24 settembre 2016
Phil Campbell
Phil Campbell

Doveva essere la sera della celebrazione, e sicuramente lo è stata, ma è innegabile che, per molti fan, sia rimasto anche un retrogusto da occasione sprecata. Il problema innegabile è stato inserire quello che doveva essere un evento (Mikkey Dee e Phil Campbell che tornano a suonare assieme pezzi dei Motörhead) non in un concerto vero e proprio, ma come elemento aggiuntivo per riempire i ritagli di tempo nel contesto avulso di una serie di gare automobilistiche, per una competizione chiamata Lemmy 500. I Saxon iniziano a suonare alle 20, e sono i soliti Saxon: una macchina da Heavy Metal, capace di impressionare sia con i brani recenti (l’opener Battering Ram, Sacrifice, I’ve Got to Rock (To Stay Alive)) che con alcuni dei loro classici più grandi (Motorcycle Man, 747 (Strangers In The Night) e 20,000 ft fra le altre). Ancora una volta, Biff si dimostra disponibilissimo a stravolgere la scaletta in base alle richieste dei fan, ed ecco The Eagle Has Landed inserita nonostante la paura di sforare oltre il tempo assegnato. E proprio il tempo assegnato si rivela essere il vero problema della serata: alla fine la band avrà a disposizione solo un’ora, e quando Denim and Leather e Princess Of The Night chiudono il set ci si accorge che mancano all’appello troppi classici, da una Crusader ad una Wheels Of Steel passando per una Strong Arm Of The Law. Viene da consolarsi con “adesso tocca all’omaggio ai Motörhead”, ma nulla da fare: ci tocca aspettare 90 minuti, perché ci sono delle altre gare da svolgere. Noi che attendiamo la band non possiamo fare altro che “goderci” il discreto freddo di una notte svedese di inizio autunno. A completare la beffa, ci dobbiamo anche sorbire la premiazione dei vincitori e, nella prima fila, essere innaffiati dal loro ***** di champagne.

L'assalto frontale dei Saxon
L’assalto frontale dei Saxon

Sono circa le 22:45 quando, finalmente, inizia l’atteso evento: con Mikkey (che già aveva partecipato alla premiazione) e Phil salgono sul palco Biff, Doug Scarrat e Nibbs Carter, e sui colpi di batteria di Born To Raise Hell si scatena il delirio. Ovviamente manca Lemmy, ma siamo qui per goderci le cover e, fortunatamente, non sale il magone. Biff se la cava perfettamente alla voce, mentre Carter è un signor bassista ma non ha la presenza sonora per rendere giustizia ai pezzi dei Motörhead: ce ne accorgiamo perfettamente quando parte, moscia e quasi irriconoscibile, l’introduzione di Ace Of Spades. Ace Of Spades? Già, ed ecco che qui cominciamo a preoccuparci: se questa è la seconda canzone di un evento in cui si dovevano suonare i “greatest hits” dei Motörhead, capiamo che siamo già alla fine della serata. C’è tempo giusto per una versione accorciata di Overkill, con solo un “reprise” della parte finale e senza neanche l’apocalisse sonora del basso sovraccarico: non è la stessa cosa. È tempo dei saluti, e quello che doveva essere un evento si è risolto in una mini comparsata da pochi minuti. Phil Campbell, maglietta di Lemmy addosso, lascia il palco per ultimo, commosso ed emozionato: se Mikkey adesso ha un nuovo lavoro, come batterista degli Scorpions, il futuro del vecchio “Wizzö” è ancora incerto: chissà che non ci stia pensando, a riproporre questo tributo in maniera più adeguata.

L'ora dei saluti
L’ora dei saluti